La Coppa Valtellina, 1954 - 2025

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2025-01-30

Chi l'avrebbe mai detto che la storia del Panathlon fosse così intrecciata a quella della sezione sondriese dell’Automobile Club Italiano a tal punto da esserne tra i promotori di quello che ora è diventato il loro fiore all'occhiello, ovvero la Coppa Valtellina?
Aneddoti avvincenti e piacevoli sorprese sono state il collante della conviviale di gennaio del Panathlon Club di Sondrio, riunitosi presso il ristorante La Moia di Albosaggia inaugurando l'anno nuovo con un incontro dedicato proprio al mondo delle quattro ruote. 
“Non potevamo iniziare la nostra stagione meglio di così - ha esordito il Presidente Azzalini -vedere così tanti soci riuniti non può che dimostrare il forte interesse che il nostro club nutre nei confronti dei motori. Non a caso abbiamo con noi parte del direttivo dell'ACI Sondrio, grazie al nostro socio Riccardo Redaelli, che è anche vice presidente del gruppo automobilistico.”
Il sodalizio presieduto da Andrea Mariani -presente al tavolo con i consiglieri Sabrina Fay e Stefano D'Alpaos, oltre che con il direttore Roberto Conforto - non poteva non ripercorrere la storia della competizione rallystica simbolo del nostro territorio, la già citata Coppa Valtellina. 
La sua è un’avventura lunga ben 71 anni: era il lontano 18 luglio 1954 quando la Lancia Appaia di Vittorio Simonazzi tagliava vincente il traguardo della prima edizione, all’epoca di regolarità, e da allora ne sono successe di cose.
“Forse non tutti sanno che esiste un fil rouge che lega Coppa Valtellina e Panathlon - ha esordito il socio Riccardo Redaelli, vice presidente ACI - sono infatti ben 11 i nostri soci che hanno avuto a che fare sia col rally che con la Coppa Valtellina.”
Ma non finisce qui, perché il consigliere del club ha ricordato che la competizione, ideata nel 1954 -è tra le più longeve in Italia, seconda solo alla Targa Florio- è nata proprio lo stesso anno in cui il Panathlon ha conferito il suo primo premio ad Achille Compagnoni.
“La Coppa Valtellina è un patrimonio intangibile che va valorizzato e che stiamo cercando di valorizzare - ha concluso Redaelli - siamo nell’olimpo del rallysmo italiano, siamo nel Trofeo Italiano Rally delle gare su asfalto. Questo è un riconoscimento all'impegno e alla dedizione dell'ACI.”
“L’impegno e la dedizione ci accomunano - ha ripreso il Presidente ACI Andrea Mariani - e i valori che voi esprimete sono gli stessi che ci hanno consentito di raggiungere i traguardi che oggi celebriamo.”
Ed è così che, a sorpresa, Mariani ha voluto consegnare al Panathlon Club una targa ricordo come “riconoscimento per saper incarnare i valori dello sport”.
“È una cosa che abbiamo fatto soltanto 3 volte in 30 anni - ha precisato il numero uno dell’ACI - ma ci sembrava doveroso anche perché parte dei vostri soci ci hanno consentito di contribuire allo sviluppo dell'ideale sportivo nello sport dei motori.”
Mariani ha poi proseguito partendo dalle origini del sodalizio, che quest'anno spegnerà ben 99 candeline: “Ad oggi, siamo a 68 edizioni della Coppa Valtellina perché causa COVID ne abbiamo perse due. Il peso della nostra storia inizia a farsi importante, per questo non è facile essere Presidente dell'ACI. Dopo la scomparsa di Giovanni Trinca, tra l’altro socio Panathlon e che aveva dedicato la vita al Rally Valtellina, ci siamo trovati in estrema difficoltà– ha ricordato -ma abbiamo capito che non potevamo stare con le mani in mano e siamo ripartiti da zero. Ora siamo in uno dei due Campionati Italiani esistenti. Per intenderci, nello stesso circuito in cui milita la Mille e Miglia.”
Quello di Mariani è stato un intervento a più voci: ai suoi racconti si sono uniti quelli di alcuni dei soci rallysti presenti, coinvolti nel dialogo dallo stesso Mariani: “Tutto è iniziato con una gara di regolarità e aveva una particolarità fantastica: la Trafoi Stelvio”, ha ricordato Sandro Nava, tra l’altro uno dei promotori della Coppa Valtellina, che non ha perso l’occasione di ricordare i nostri soci Alberto Rovagnati, Giovanni Trinca e Attilio Ramponi.
“È merito del Panathlon Club se la Coppa Valtellina è arrivata dov'è ora - ha proseguito il socio -nel 1975 era emerso che la nostra gara poteva diventare una prova di rally e da lì 5 soci si sono impegnati a trasformare la prova di regolarità in prova di rally a tutti gli effetti. Tutto in soli tre mesi.” 
Che i tempi siano cambiati è evidente: se negli anni 70 in 5 sono riusciti a compiere questa impresa, ora per organizzare la gara ci vogliono 300 persone con il coinvolgimento di 14 ambulanze.
Non solo: basti pensare che negli anni 80 i Campionati Italiani erano composti da 17 prove speciali e 300 km di gara totali, contro i 90 attuali: “Era impegnativo - ha raccontato il socio Maurizio Forlani - e mia moglie è sempre stata fondamentale, mi ha sempre seguito.”
Riprendendo la parola, Mariani ha sottolineato come il rally sia uno sport fatto di persone, dove il contributo di ciascuno ha consentito di crescere passo dopo passo: “La coppa Valtellina è rinata grazie a uno dei nostri e vostri soci, Plinio Vanini -ha precisato Mariani - e se negli anni 80 erano meno di 10 a praticare rally, oggi sono in 50, con anche qualche giovane promettente: “Questa ‘scuola’ ha portato per ogni periodo un pilota che fa un po' di carriera – ha chiosato il Presidente ACI – Lo scorso anno abbiamo mandato Francesco Marenghi, ragazzo di Chiavenna, alla Ferrari Driver Accademy, e considerate che solitamente ci vanno solo 3-4 al mondo.”
Non solo piloti ma anche pilote e navigatrici, perché come ha ricordato Mariani, “qui le donne sono arrivate molto prima rispetto ad altri sport”. Un esempio? Laura Gianesini, socia Panathlon, e Sabrina Fay.
Si è poi ritornati alla storia della Coppa Valtellina e sui sacrifici che si compiono per proseguire anno dopo anno: “Potete soltanto immaginare quanto costi sia in termini di denaro ma anche di tempo per muovere una macchina organizzativa del genere – ha precisato Mariani – solitamente ci vogliono dai 6 agli 8 mesi per preparare una gara.”
Ma dopo 40 anni di duro lavoro, il 26 e 27 aprile a Sondrio arriva finalmente un Campionato Italiano.  
Nel mezzo, tante storie da ricordare, come quell’anno in cui il Prefetto aveva disposto il limite di velocità a 50km/h nella prova speciale di Albosaggia perché c’era troppa gente sulle strade: “Siamo stati su tutti i giornali” ha ricordato il Presidente, che ha anche menzionato l’episodio dello scorso anno in cui 100 auto sono passate nel cortile privato di una casa per evitare il sottopasso di Chiuro, che è già capitato si fosse allagato facendo saltare la prova speciale. 
“Bisogna essere un po' folli per fare queste cose” – ha scherzato.
E per quanto riguarda il futuro? “Se lo conoscessi non sarei qui – ha concluso ridendo - ma possiamo solo auspicarlo in due modi: il primo è che continueremo ad andare avanti, il secondo è che il sistema automobilistico non sarà più lo stesso. È un mondo nuovo e in continua evoluzione. Per un rallysta guidare un mezzo elettrico e con un cambio automatico sarebbe un “sacrilegio”, ma il mondo cambia, e chi non si adatta e si evolve, muore.”

E. Compagnoni

Link alle foto: Google Foto

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