La Valanga Azzurra


2025-03-20

Tra i cinque anni che hanno rivoluzionato il mondo dello sci, la Valtellina ha avuto un ruolo di primo piano.

Circa cinquant’anni fa, il 7 gennaio 1974, a Berchtesgaden, cinque atleti italiani si piazzarono nelle prime cinque posizioni: Piero Gros, Gustav Thoeni, Erwin Stricker, Helmut Schmalzl e Tino Pietrogiovanna. Quest’ultimo, partito con il numero 43, compì una vera e propria impresa.

Fu questo l’inizio del fenomeno della “Valanga Azzurra”, soprannome coniato dal giornalista della Gazzetta dello Sport Massimo Del Marco dopo questo straordinario successo e che ha poi definito definitivamente la squadra italiana di sci alpino più vincente di sempre.

Tino Pietrogiovanna, soprannominato “Colonnello” per i suoi caratteristici baffi, ha raccontato alcune delle sue avventure in occasione dell’Intermeeting tra il Panathlon Club di Sondrio e il Rotary Club di Sondrio, tenutosi giovedì 20 marzo presso il ristorante Ca d’Otello a Tresivio.

Insieme a lui, Chicco Cotelli, fratello del celebre Mario Cotelli, direttore tecnico della Valanga Azzurra all’epoca: “Questa sera offrirò una mia interpretazione del docu-film ‘La Valanga Azzurra’ di Giovanni Veronesi, che a mio avviso è stato un racconto un po’ superficiale”, ha esordito l’ospite, per poi ripercorrere la storia che ha portato alla formazione della squadra più vincente della storia italiana.

Sotto la sua guida, il team conquistò cinque coppe assolute, sei coppe di specialità, due medaglie d’oro, due d’argento e due di bronzo alle Olimpiadi, quattro ori, un argento e un bronzo ai Campionati Mondiali.

“Dopo la debacle del 1968 subita dalla formazione azzurra, era necessario risorgere - ha spiegato Cotelli - si scelse così di puntare sul francese Jean Vuarnet, già tecnico della forte squadra transalpina a cui fu data carta bianca, cosa inconsueta all’epoca.”

Girando le Alpi, Vuarnet finì proprio a Caspoggio, dove Mario Corelli dirigeva la locale scuola di sci e in cui Chicco Cotelli insegnava.

Il francese aveva individuato un potenziale allenatore in Mario, sebbene quest’ultimo non conoscesse a fondo la realtà delle squadre nazionali. Ciononostante, da qui in poi per lui fu solo l’inizio di una rapida ascesa: bruciata ogni tappa, si ritrovò alla guida della prima squadra.

Nel suo racconto, Cotelli ha ricordato come il fratello, insieme a Vuarnet, si accorse che la preparazione atletica degli atleti, sino a quel momento poco considerata, doveva essere potenziata. Ed è proprio qui che entrò in scena il fratello Chicco, nominato responsabile della preparazione atletica, che rivoluzionò i vecchi metodi.

Mario, laureato in economia e commercio, fu molto di più che un semplice direttore tecnico: era anche imprenditore oltre che manager, mostrando una lungimiranza all’epoca straordinaria: “Mario si rese conto della scarsa organizzazione che avrebbe dovuto gestire le esigenze degli atleti di élite - ha ricordato il fratello - e non a caso nelle sue memorie, si chiedeva quale potesse essere il modo di ricostruire la fiducia in un gruppo ormai demoralizzato, relegato nelle retrovie delle classifiche.”

Applicando nuove strategie, Cotelli riuscì ad accelerare la scalata nelle liste FIS di partenza degli atleti azzurri, riuscendo così a ottenere il massimo del contingente (ben dieci atleti, una volta persino undici inserendo uno di loro nella squadra austriaca, Erwin Striker).

Inoltre, rivoluzionò il modello di supporto agli atleti implementando il “Pool dei Fornitori dello Sci Azzurro”, un consorzio di aziende del settore che, fornendo finanziamenti e assistenza tecnica, contribuì significativamente alla crescita dello sci italiano.

È merito di Cotelli anche il passaggio dallo scarpone in cuoio a quello rigido in plastica: “All’epoca Aldo Vaccari, responsabile di Tecnica, il più grande calzaturiere fornitore di scarponi, era contrario all’utilizzo della plastica, sostenendo con fermezza che il futuro fosse nel cuoio”, ha ricordato l’ospite.

Tuttavia, a seguito delle continue pressioni di Cotelli, Vaccari acconsentì ad accettare tra i fornitori anche l’azienda americana Lange, che già utilizzava la plastica negli scarponi, rivoluzionando così anche il materiale.

Fu così che Montebelluna divenne il punto di riferimento con il 70% della produzione di scarponi da sci in plastica.

Il Pool, nel frattempo, grazie ai continui successi della Valanga Azzurra, ebbe un grande successo: la popolazione, plasmata dalla rivoluzione sessantottina, desiderava liberarsi della formalità e indossare gli stessi materiali casual e pratici dei vincitori.

“Lo ricordo con profonda amicizia”, ha esordito Tino Pietrogiovanna, “e per noi giovani atleti è stato come un padre. È stato in grado di creare una squadra molto forte che ci spronava a vicenda a dare sempre il massimo. Anche io ero un atleta di alto livello, poi nel giro di nove mesi mi sono fratturato una tibia per la fretta di tornare in pista. Non c’erano sicuramente le attenzioni di oggi. Era un periodo positivo perché, oltre allo sport, ci si incontrava per bere una birra”.

Il campione di Santa Caterina Valfurva ha ricordato con un sorriso anche un aneddoto che lo lega a Cotelli: “Un giorno mi vide guardare la televisione molto da vicino e mi disse: ‘Prova i miei occhiali, ci vedi meglio’. Aveva ragione, riuscivo a vedere anche le buche”.

Tino è ricordato anche per aver plasmato due campioni del calibro di Deborah Compagnoni e Alberto Tomba: “Erano entrambi dotati di un talento innato - ha sottolineato - Deborah possedeva una naturalezza straordinaria, Alberto invece non avvertiva la pressione e mostrava una potenza impressionante. Era capace, ad esempio, di eseguire un salto mortale con gli scarponi indossati”.

La serata si è conclusa con un ricordo dedicato a Oreste Peccedi, allenatore della valanga azzurra e ideatore del “palo snodato” da slalom, insignito del premio Panathlon nel 2008.

La prossima conviviale sarà la cerimonia di premiazione dei Premi Panathlon, in programma martedì 15 aprile.

E. Compagnoni

Clicca qui per le foto della serata

Ultimi articoli
Valori Olimpici e pari opportunità: Claudia Giordani
Valori Olimpici e pari opportunità: Claudia Giordani
2025-02-20
La Coppa Valtellina, 1954 - 2025
La Coppa Valtellina, 1954 - 2025
2025-01-30

Vedi tutti gli articoli