Mai perdere l’orientamento


18-06-2017

Naviganti ed esploratori, fin dai tempi più lontani, hanno sempre cercato dei punti di riferimento per indirizzare il loro cammino nella giusta direzione, hanno, cioè, cercato di orientarsi.

L’orientamento consiste nell’individuazione dei punti cardinali attraverso l’osservazione del Sole di giorno o delle Stelle di notte (la Stella Polare nel nostro emisfero, la Croce del Sud nell’emisfero australe) oppure per mezzo di uno strumento: la bussola.

In mancanza di una bussola, di giorno è possibile orientarsi osservando dove sorge il Sole: si individua così l’oriente (l’Est) e il termine orientamento deriva proprio da questo semplice metodo di individuazione dei punti cardinali

L’orientamento (o orienteering) è diventato un vero e proprio sport e ne hanno parlato Ivano Benini e Annamaria Riva, presentati dal nostro presidente, Rina Forni.

Ivano è insegnante di scuola primaria, atleta di orienteering dal 1994, responsabile della formazione nel Consiglio Regionale della FISO ed è stato direttore dei campionati italiani del 2013 in Aprica. Annamaria è insegnante di educazione fisica, praticante dell’orienteering a livello agonistico sin dagli anni ’90, vincitrice di diversi titoli italiani di categoria master ed è stata vice presidente del Consiglio Regionale della Federazione. Dal 2005 è allenatrice della Polisportiva Besanese, società Campione d’Italia da due anni nella classifica generale.

I due relatori ci hanno spiegato che in Italia è ancora uno sport poco conosciuto, mentre nelle nazioni del Nord (Svezia, Norvegia, Finlandia, ma anche Svizzera) è molto più diffuso perché, prevalentemente, si svolge nei boschi.

Contrariamente a quanto taluni pensano, l’orienteering non è una caccia al tesoro, ma una vera e propria disciplina sportiva con una sua dignità ed è praticabile da tutti, dai 10 ai 95 anni, in una gara di circa 2,5 km che si svolge nell’arco di circa mezz’ora.

Le gare vengono organizzate prevalentemente nei boschi (che debbono essere cartografati con costi abbastanza elevati, oltre i 10.000,00 euro), ma anche nelle città, come già avvenuto in Toscana, a Bergamo, a Matera, oppure nei parchi cittadini (Parco di Monza).

Questo sport può essere praticato a piedi, con gli sci o con le mountain bike e anche dalle persone disabili.

Alla partenza ai concorrenti viene consegnata una mappa con simboli di orientamento colorati, dove viene indicato un percorso che deve essere seguito. E’ necessario individuare i punti da raggiungere e dimostrare di averli raggiunti. I punti sono contrassegnati con delle lanterne appoggiate su un paletto, dove si trovano dei chips con dei codici che ogni concorrente deve “catturare” con apposito strumento che porta al braccio. Per rendere spettacolari le gare, specie da un punto di vista televisivo, i concorrenti più forti vengono muniti di rilevatori GPS, in modo tale che si possano vedere i loro movimenti e i diversi percorsi seguiti per raggiungere le lanterne.

Il concorrente conosce il “suo” percorso solo  al momento della partenza e deve riuscire a capire, sulla base delle curve di livello e dei punti di riferimento indicati con simboli sulla mappa, il tragitto più breve per raggiungere le lanterne.

Vince chi riesce a completare il percorso nel minor tempo possibile.

I bambini vengono affiancati da un adulto che, però, ha solo la funzione di evitare che possa perdersi: la scelta del percorso è lasciata esclusivamente alle sue capacità, senza alcun intervento dell’adulto.

E’ uno sport di fair play, di rispetto della natura e delle proprietà private che non possono essere attraversate, quindi ha anche una funzione educativa per insegnare come ci si deve muovere sul territorio.

Ovviamente si opera in modo ben diverso se la gara si svolge in un bosco o in città, perché qui il percorso è abbastanza obbligato, mentre nei boschi è lasciato alla libera scelta di ciascun concorrente che seguirà quella che, secondo lui, è la via più breve per raggiungere le varie lanterne.

Nelle gare con le mountain bike vengono individuati sulle mappe i vari sentieri percorribili, mentre con i colori vengono segnalate le diverse tipologie del territorio: i prati in giallo, i giardini di proprietà privata in verde, le case in nero, il bosco in bianco.

Le mappe (vengono usate quelle CTR o IGM) sono in scala 1:4000 in città e 1:10000 o 1:15000 nei boschi. Le curve di livello rappresentano un dislivello di circa 5 metri.

Insomma, uno sport che ci insegna a muoverci nel territorio con la sola bussola, senza GPS o navigatori, e che serve a renderci più autonomi e, soprattutto, a saperci destreggiare anche nelle località nelle quali gli strumenti tecnologici non “prendono”.

Avremo modo di cimentarci con l’orienteering nel mese di luglio a Pian Gembro, nella giornata del Panathleta, in una prova “in ambiente”, sotto la guida di Pierangelo Tognini, presente alla serata, che ha sottolineato come sia davvero una disciplina non solo affascinante, ma anche utile da conoscere.

 

Angelo Schena

 

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